Normativa internazionale e comunitaria - Toscana Accessibile
Normativa internazionale e comunitaria
Le Nazioni Unite si sono occupate di disabilità in vari momenti e attraverso diversi tipi di interventi. Ma è nel 1981, l'Anno internazionale delle persone disabili, che si realizza la svolta nella politica internazionale in materia di disabilità attraverso l'adozione del Programma di azione mondiale relativo alle persone con disabilità (1983-1992).
Nel 1993 vengono adottate dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite le Regole Standard per l’uguaglianza di opportunità delle persone con disabilità, strumento tuttavia giuridicamente non vincolante e in quanto tale inefficace ai fini della tutela contro le violazioni dei diritti.
E' proprio la necessità di intervenire nella tutela legale dei diritti dei disabili a condurre nel 2006 alla approvazione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità.
La Convenzione dispone regole ben precise affinchè i governi dei Paesi aderenti pongano in essere tutti gli atti necessari a rendere effettivi i diritti delle persone con disabilità.
La politica comunitaria ha iniziato ad intervenire sulla disabilità alla fine degli anni '70 attraverso interventi sporadici e frammentari. Solo dagli inizi degli anni '80 sono stati realizzati alcuni progetti pilota anche mediante il Fondo Sociale Europeo. Nel 1983, viene adottato il primo programma comunitario, nell’ambito del quale si concretizza un confronto continuo tra le diverse realtà nazionali e la definizione di obiettivi generali da perseguire da parte di tutti gli Stati membri. Nel triennio 1991-1993, il Consiglio adotta il programma di azione comunitaria, denominato HELIOS I (Handicapped people in the European community Living Indipendenty in an Open Society), programma risultato molto generico e basato solo su scambi di esperienze.
Nel 1990, attraverso il Fondo Sociale Europeo viene adottato un altro specifico programma comunitario: il programma HORIZON, finalizzato a migliorare le prospettive occupazionali dei portatori di handicap e di altri gruppi svantaggiati. Tali programmi si sono conclusi a metà anni ’90 e ne sono stati attivati altri, in loro sostituzione, che prevedono azioni di carattere generale come la promozione delle innovazioni e l’agevolazione degli scambi mediante seminari di studio, conferenze, ricerche, la diffusione delle esperienze che hanno avuto maggior successo, l’attuazione a livello comunitario di un sistema di raccolta, aggiornamento e scambio di informazioni con utilizzazione delle nuove tecnologie.
Con l'approvazione del programma Helios II (1994-1996) vengono rinforzati gli scambi tra i Paesi europei, focalizzandoli su tre aree tematiche: l’integrazione scolastica; l’integrazione economica (formazione professionale e lavoro); l’integrazione sociale e concludendo i gruppi tematici con una definizione e raccolta di buone pratiche. All'interno di Helios II viene costituito un Advisory committee, che include le associazioni europee sulla disabilità, per definire una strategia di cambiamento. Dalla determinazione di queste associzioni è nato l'European Disability Forum (EDF). L’EDF è organizzato attraverso 27 Consigli nazionali e circa 40 ONG europee. Ha sede a Bruxelles e sul suo sito sono reperibili in inglese e francese le informazioni più significative sulla disabilità a livello europeo e le campagne in atto. Pubblica per i suoi soci una rivista periodica che aggiorna sulle ultime novità europee in materia di disabilità. L’EDF svolge un continuo lavoro di lobbying verso le istituzioni europee e di allargamento di alleanze e cooperazione con altre entità europee.
Da allora progressivamente l'EDF è diventato l'autorevole rappresentate degli 80 milioni di persone con disabilità europei, riconosciuto dalle istituzioni europee. L'EDF opera per garantire che ogni politica, programma, azione dell’Unione europea e delle sue istituzioni siano tenute in conto i diritti
e gli interessi delle persone con disabilità.
Nel 2000 viene definita la Carta dei diritti fondamentali dei cittadini europei approvata dal Consiglio Europeo di Nice (7-9 Dicembre 2000), congiuntamente al Parlamento Europeo ed alla Commissione Europea, che agli articoli 21 e 26 si occupa specificamente delle persone con disabilità. La Carta è diventata parte integrante del Trattato di Lisbona, che definisce il funzionamento dell'UE.
Articolo 21. Non discriminazione
1. È vietata qualsiasi forma di discriminazione fondata, in particolare, sul sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni personali, le opinioni politiche o di qualsiasi altra natura, l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali.
2. Nell'ambito d'applicazione del trattato che istituisce la Comunità europea e del trattato sull'Unione europea è vietata qualsiasi discriminazione fondata sulla cittadinanza, fatte salve le disposizioni particolari contenute nei trattati stessi.
Articolo 26. Inserimento dei disabili
L'Unione riconosce e rispetta il diritto dei disabili di beneficiare di misure intese a garantirne l'autonomia, l'inserimento sociale e professionale e la partecipazione alla vita della comunità.
L’Unione Europea, su pressione dell’European disability Forum, ha proclamato l’anno 2003 “Anno europeo delle persone con disabilità” per sollecitare una maggiore sensibilizzazione delle autorità pubbliche e della società civile sulle condizioni di discriminazione e di mancanza di pari opportunità che vivono i cittadini europei con disabilità.
Alla fine dell'anno 2003 viene adottato un Piano di azione europeo sulle disabilità (2004-2010 che individua ogni due anni alcune tematiche su cui concentrare le azioni europee, promuovendo iniziative legislative, convegni europei promossi dalle presidenze semestrali dell'Unione Europea.
L'anno 2010 vede la promozione di un premio europeo per le città accessibili.
Nel 2011 l'Unione Europea ha ratificato la Convenzione sui diritti delle persone con disabilità delle Nazioni Unite (CRPD), prima convenzione sui diritti umani ratificata dall'UE ed entrata nel diritto comunitario. Coerentemente con i poteri delegati dagli stati membri, è stata definita una Strategia Europea sulla disabilità (2010-2020) che concentra gli impegni verso le persone con disabilità in 8 aree tematiche (l'accessibilità, la partecipazione, l'uguaglianza, l'occupazione, l'istruzione e la formazione, la protezione sociale, la salute e le azioni esterne). L'obiettivo della CRPD in ogni suo articolo è di garantire l'inclusione sociale delle persone con disabilità in ogni area della società.
Ultimo aggiornamento: 08.03.2022